Nel 1961, durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione del 79 d.C., un uomo di circa 20 anni, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico. Amedeo Maiuri lasciò lo scavo del letto con il giovane uomo ritrovato in posizione prona, volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro, per attirare l’attenzione dei visitatori sul fatto che il giovane era stato sorpreso nel sonno dall’eruzione. Sul luogo stesso del rinvenimento, la stanza del custode del Collegio degli Augustali, nel Parco archeologico di Ercolano, oggetto nei mesi scorsi di un intervento di ricerca e restauro in fase di conclusione, è stato realizzato, in collaborazione con l’Università di Bordeaux, con la guida di Henri Duday, il micro scavo dello scheletro appartenuto al giovane.
CHI È LO SCHELETRO E PERCHÉ SI TROVA SU QUEL LETTO
Il progetto in corso, oltre allo scavo, ha previsto anche restauri che hanno consentito di conoscere meglio l’edificio e in particolare questa enigmatica stanza, che prendeva luce ed aria non dall’esterno ma grazie a una finestra all’interno del sacello, dotata di una doppia serie di barre verticali. Gli studiosi si chiedono: perché tanta accortezza? Per proteggere questo ambiente da intrusioni esterne o impedire chi vi si trovava di uscire? Rilievi submillimentrici consentono di riprodurre, virtualmente o con stampa digitale 3D, anche tutto l’allestimento lasciato da Amedeo Maiuri. “L’avanzamento degli studi di antropologia fisica – spiega il direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano -, insieme agli studi sul contesto di rinvenimento, permetteranno in breve di avere un’idea sempre più chiara di quello che successe nella notte dell’eruzione ad Ercolano, ma anche di chi e di perché si trovava su quel letto. Ercolano si conferma anche sotto questo aspetto un laboratorio a cielo aperto per le più varie discipline”.
LE ULTIME ORE PRIMA DELL’ERUZIONE
“I resti delle vittime dell’eruzione – aggiunge – continuano a fornirci sempre nuovi elementi per ricostruire le ultime ore, talvolta minuti, di vita di questa cittadina affacciata sul mare al centro del Golfo di Napoli e sulla sua popolazione, dalle abitudini alimentari allo stato di salute, dai mestieri al rango sociale di appartenenza, alle sue credenze e preoccupazioni. Queste ultime in alcuni casi talmente prossime alle nostre da creare l’incredibile empatia che questi luoghi Unesco stabiliscono con chiunque li visiti o ne venga semplicemente a conoscenza”. Le ricerche di antropologia fisica in corso si inquadrano nell’ambito di un progetto complessivo più ampio che il Parco di Ercolano sta promuovendo sia in laboratorio che sul campo. Il progredire delle ricerche sull’antica popolazione di Ercolano, come ricordato da Sirano, è reso possibile dalla collaborazione tra varie équipes nazionali e internazionali.
Fonte Agenzia Dire