Il mio primo incontro con il giovane artista Michele Condrò risale al tempo del XVIII Concorso Nazionale di Pittura Contemporanea Premio Cupra 1992.
La pittura di Michele Condrò, non ha mai concesso spiragli di alcun genere all’improvvisazione, perché in ogni opera è filtrata attraverso una correttezza sintattica, che esula coscientemente dai rischi dell’oleografico, mantenendosi di solito su un piano analitico molto particolare.
Nel costante operare dell’artista, notiamo e registriamo la singolarità delle sue opere, quasi una magia, il pittore Michele Condrò, si avvale anche dell’estro personale, in diverse operazioni di salvataggio di una tela, divenendo un fine decoratore e si distingue anche per l’esperienza e manualità in quest’ambito piuttosto difficile.
Nel personale operare, l’artista, si avvicina alla fotografia, nel suo nuovo lavoro, riesce a evidenziare le più piccole imperfezioni, foto scattate solo per fermare l’attimo, e dal suo globale operare, non escludono la sua perfezione, anche come fotografo, esperto nel restauro riesce anche come un bravo e accorto fotografo si occupa anche d’ illustrazione.
Vive a Bari, dove si è diplomato presso l’Istituto Statale d’Arte, laureato in Scienze dei Beni Culturali alla Facoltà di Lettere e Filosofia, discutendo una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea dal titolo:
“il periodo divisionista di Giacomo Balla e Umberto Boccioni”.
Sempre in piena attività la sua vita si svolge tra le botteghe d’arte e mostre. Marito e felicissimo padre, dispiega il suo sapere in quasi tutte le attività menzionate in questo breve articolo.
La prepotente verità, nelle opere di Condrò, emerge attraverso un linguaggio evocativo del tutto personale dell’artista: un volto, un rosone, uno scorcio particolare e un verde campo, rappresentano opere vive, che trasmettono emozioni.
L’utente si trova così, improvvisamente proiettato, tra ragione e sentimento, in un progetto di ricerca di cui egli stesso, ne diventa protagonista mediante il personale tentativo di legare gli elementi ”rubati” per ricostruire un’immagine perduta.
In tutto questo impianto pittorico tra scoperta e segreto, le immagini prendono forme sempre nuove, lasciando liberi i percorsi interpretativi individuali, dove ogni essere umano, dispiega molteplici livelli di lettura. La forza espressiva dell’artista è così esaltata in un impeto di autorevolezza e mistero.
L’Atavica esperienza e la possente creatività è nella reinterpretazione di contenuti urbani di origini antiche e intricate stratificazioni, dominati dalla frammentazione dinamica e ricomposizione degli agglomerati di cose in un tripudio di vampate di luci e di colori.
L’artista Michele Condrò si conferma ancora una volta tra i protagonisti più interessanti e attivi dello scenario artistico italiano, sempre alla ricerca di moderne e nuove forme espressive, tra l’antica tradizione e l’attuale ultramoderno progresso.
Anna Sciacovelli