Il Borgo Murattiano voluto da Ferdinando IV e dopo 23 anni attuato da Gioacchino Murat.
Con dispaccio del 16 febbraio 1790, Re Ferdinando IV, autorizzò la progettazione del nuovo Borgo di Bari, che l’intera popolazione da molto tempo e ne desiderava ardentemente
l’ ampliamento, il sindaco di allora Carlo Tanzi, della piazza dei nobili, propose di affidare l’incarico all’ingegnere Giuseppe Gimma, mentre il sindaco del popolo minuto, Michelangelo Signorile, era dell’avviso di conferirlo all’ingegnere Giovanni Palenzia.
Nella cerchia entrava un terzo luminare al quale si pensava di affidare una parte dei lavori, all’ingegnere Francesco Viti.
Il sovrano tagliò la testa al toro, superando di gran lunga tutti gli indugi e le beghe locali, ordinando che ad elaborare la pianta della nuova città fossero gli ingegneri Palenzia e Viti, insieme.
I due professionisti si trovavano a dover vagliare opposti divisamenti perché il posto desiderato dai sindaci era nei laterali di quella ampia e lunga via che da Modugno passando d’avanti al convento dei paolotti conduceva direttamente alla porta di Bari, vicino al regio Castello, mentre chi perorava per l’opposto desiderava situare il nuovo borgo, nell’altro estremo della città e precisamente verso il molo, a poca distanza da porta Mola.
Il progetto della porta Castello fu scartata in quanto le regole dell’architettura militari vietavano d’ingombrare l’area antistante il castello , così come la seconda, per l’enorme dislivello del suolo.
Fu perciò presa in considerazione la parte intermedia sita di fronte alla muraglia. Il borgo doveva iniziare sullo stradone in linea col palazzo della Missione, proseguire di al torrione di San Domenico e del fossato,terminare all’incontro con la via di Carbonara e Ceglie, dove sorgeva la cappella dei sartori, (attuale via Argiro).
L’intero abitato, si sarebbe articolato in parallelogrammi separati da vie larghe 30 palmi per il gioco dell’aria; ogni isola avrebbe avuto un fronte di 200 palmi e una profondità di 300, con divieto di superare l’altezza di 40 palmi e di accogliere cantine e magazzini, posture per olio e simili.
Tutto questo formò oggetto del piano presentato il 30 giugno 1790 e approvato da Re Ferdinando il 28 dicembre successivo, 23 anni prima che Re Gioacchino Murat, il 25 aprile 1813, fondasse ufficialmente il borgo chiamandolo Gioacchino .
Si vocifera, che nella prima pietra posta all’inizio del nuovo borgo vi sia un prezioso anello, dono di Re Gioacchino Murat al nuovo borgo della città di Bari.
Il merito principale spettava allo spodestato Ferdinando IV, che riconquistato il trono nel 1815 , invano annullò il decreto del predecessore confermandone il proprio nome, la sostanza con un altro decreto del 5 dicembre 1815: il quartiere infatti, pur avendo perso la denominazione Gioacchino, è chiamato da tutti ancor oggi Quartiere Murattiano.
Anna Sciacovelli