Il Consiglio europeo straordinario di oggi affronterà i temi della difesa europea e dell’Ucraina, dopo numerosi incontri in cui Commissione e Consiglio hanno cercato di costruire un sostegno per Kiev, contrastando le pressioni dell’Amministrazione USA affinché si arrenda a Mosca. In questo contesto, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato il “ReArm Europe Plan” ai leader europei.
Gli europei devono trovare la volontà politica per reagire alla nuova linea americana e fermare Putin, evitando un allargamento della guerra. Questo implica mobilitare le risorse disponibili e avviare rapidamente un’integrazione politica tra gli Stati più determinati, per rafforzare la sicurezza e l’autonomia europee.
L’Unione europea arriva completamente impreparata all’appuntamento politico con la nuova Amministrazione USA che rimette in gioco il destino di tutto il continente, insieme a quello dell’Ucraina. La partita per resistere alla pressione congiunta di Trump e Putin si gioca in poche settimane. Gli Stati europei sono deboli militarmente, divisi e timorosi di perdere il supporto americano, pur sapendo di non potersi più fidare. Eppure, il dilemma è chiaro: subire, cercando di placare l’aggressività statunitense, o reagire, come propone von der Leyen, mobilitando le risorse europee per difendere la democrazia.
Reagire passa innanzitutto, come ha sottolineato ieri sera Macron nel suo discorso alla nazione, dalla necessità di difendere l’Ucraina e fermare la Russia, perché Putin non si fermerà e porterà la guerra in Europa. Ciò richiede azioni rapide e forti, comprese alleanze con partner extra-UE che condividono questo obiettivo.
Un secondo punto chiave è raccogliere tutte le risorse disponibili per aumentare la spesa militare, rendendo gli eserciti più efficienti e sviluppando rapidamente la capacità industriale e tecnologica europea. Sotto questo aspetto, le proposte della Commissione, che verranno discusse oggi nel Consiglio europeo, prevedono un mix di strumenti finanziari: un nuovo mini-debito europeo per finanziare la produzione di armamenti, l’esclusione delle spese per la difesa dal calcolo del deficit e del debito, il dirottamento di fondi del bilancio UE sulla spesa militare e l’allargamento del mandato della BEI per sostenere gli investimenti nel settore. Rappresentano quindi un primo passo verso un riarmo europeo, ma è importante sottolineare che non basteranno senza un’integrazione più profonda, di natura federale, che è la vera condizione necessaria per una vera difesa comune. La Commissione infatti, se davvero vuole promuovere il rafforzamento dell’Europa, pur non avendo competenze dirette in materia di difesa, dovrebbe sollevare il problema di fronte agli Stati e costringerli a confrontarsi con la realtà della loro debolezza politica e militare.
Attualmente, la difesa europea è basata sul coordinamento tra singoli Stati, ispirandosi alla NATO, dove ogni Paese mantiene il controllo delle proprie forze. Questo modello non permetterà mai di superare le divisioni nazionali e continuerà a mantenere debole l’UE. Per questo gli Stati più determinati, con Francia e Germania in testa, dovrebbero avviare al più presto iniziative concrete per la nascita di un nucleo politico europeo. Ciò implica riforme essenziali nel bilancio, nei meccanismi decisionali e nei poteri delle istituzioni europee, aprendo la strada a un’unione politica federale. La difesa può essere il punto di partenza, sfruttando le Cooperazioni Strutturate Permanenti, mentre i tempi per il passaggio federale sono maturi, come già evidenziato dalla Conferenza sul Futuro dell’Europa e dal Parlamento europeo nelle sue proposte di modifica dei Trattati.
L’Europa oggi si trova di fronte a una scelta cruciale: subire o reagire. È, come sempre, una scelta che dipende dall’unirsi o restare politicamente divisi; mai però come oggi unirsi ha significato poter salvare la libertà, la pace, la democrazia e la solidarietà.