Dal 12 al 16 aprile
Dal mercoledì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
regia Gabriele Russo
con Daniele Russo e Sergio Del Prete
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Durata: 90′
Sabato 15 aprile in occasione della rappresentazione teatrale in programma alle 19, verrà
presentata alle 17 la sceneggiatura di Annibale Ruccello appena pubblicata nell’ambito
dell’edizione di tutte le sue opere teatrali
Sabato 15 aprile h 17 Presentazione del libro Le cinque rose di Jennifer di Annibale
Ruccello a cura di Vincenzo Caputo Edizioni di Storia e Letteratura. Ingresso libero
con: Vincenzo Caputo, curatore del libro
Pasquale Sabbatino, condirettore collana Biblioteca di Letteratura Teatrale Italiana (ESL)
Carlo De Nonno, compositore, erede di Annibale Ruccello
Gabriele Russo regista dello spettacolo Le cinque rose di Jennifer
Letture di Daniele Russo, attore dello spettacolo Le cinque rose di Jennifer
presso il Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Monteverde Roma
Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni
‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è
innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto,
trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del
quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Ruccello – scegliendo il
più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e
critica. Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e,
dunque, alle intenzioni dell’autore «ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni
che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando di attraversare, analizzare, capire
sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un
personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo
alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare,
per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito Daniele
Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia
del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.
Coop. La Fabbrica dell’Attore (ONLUS) Teatro Vascello via Giacinto Carini n.78 00152 Roma tel. 065881021 065898031
promozione@teatrovascello.it e promozioneteatrovascello@gmail.com www.teatrovascello.it
Note di regia
Se ci si ferma a pensare, l’unica scelta sensata è quella di non azzardarsi a toccare un
testo come Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello. È una pietra miliare del teatro,
un testo che quanto più lo si legge e approfondisce tanto più ti penetra, ti entra
nell’immaginario, si cristallizza nei pensieri e si deposita nell’inconscio. Anche solo dopo
averlo letto (caso raro poiché sappiamo che “il teatro non si legge”) Jennifer smette di
essere il personaggio di un testo teatrale per farsi carne e ossa, sangue e sentimenti. Una
persona viva, sempre esistita. Qualcosa che ti appartiene, che è dentro di te, nei tuoi
sentimenti, nella tua cultura, nei tuoi suoni, nel tuo immaginario. Qualcosa di ancestrale, di
antico e moderno, che risuona tutti i giorni dentro di noi, su un palcoscenico, nei vicoli
della città o nelle pagine di un libro. Jennifer è il diavolo e l’acqua santa. Eterna
contraddizione. Paradigma dell’ambiguità napoletana.
Questa sensazione di appartenenza è quella che soltanto i personaggi dei grandi classici
riescono a restituire, quelli che, come fantasmi, si aggirano quotidianamente nelle segrete
di tutti i teatri, anche quando in scena si recitano testi contemporanei.
È un testo che è Napoli stessa e dunque punto di riferimento, mito e desiderio di tutta la
Napoli teatrale che ne conosce le battute a memoria. È un testo che, come tutti i classici
ma in modo forse ancor più radicale, vediamo anche attraverso quello che è già stato,
nella voce e nei corpi di chi già lo ha interpretato, primo fra tutti Ruccello stesso. Questi
elementi, però, sono anche quelli che ci spingono a rimetterlo in scena, ad accostarci al
suo mito, al suo fantasma, con rispetto ma anche liberi da sovrastrutture, poiché
apparteniamo alla generazione che non ha vissuto Ruccello negli anni in cui era in vita,
non abbiamo vissuto il lutto della sua prematura scomparsa: pertanto, scriviamo su di noi
attraverso di lui. Per farlo, ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà
l’autore stesso, cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo
replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che
pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima
visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti,
possibilità, suggestioni, dubbi. Ad esempio, Anna, il travestito che va a trovarla a casa, chi
è? Una proiezione di Jennifer? Il suo inconscio? L’assassino del quartiere? Gli omicidi
stanno accadendo realmente? Le telefonate sono vere o inventate? Quel che accade è
vero o è tutto nell’immaginario di Jennifer? Ecco perché nella nostra messinscena Anna è
presente sul palco tutto il tempo dello spettacolo, osserva Jennifer dall’esterno, si aggira
come uno spettro intorno alla casa (l’isola) su cui Jennifer galleggia e vive la sua intimità.
È il suo specchio. Queste domande, queste sospensioni sostengono l’atmosfera fra il
thriller ed il noir tanto cara a Ruccello, che noi cercheremo di amplificare al fine di creare
quella tensione che richiede un testo fatto di telefonate e attese. Un testo che “rimanda” a
Pinter o a Beckett…Confesso di aver immaginato anche di metterlo in scena come Giorni
Felici, con la sola testa di Jennifer che fuoriusciva da un telo che avrebbe rappresentato il
Vesuvio. Ma poi… perché? I temi e i livelli di lettura non sono univoci, non possono essere
ingabbiati ed intellettualizzati. Le cinque rose di Jennifer racconta di due travestiti
napoletani ma racconta anche e soprattutto la solitudine, la solitudine che è il rovescio
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della medaglia della speranza che Jennifer mantiene dentro di sé fino alla fine e, dal mio
punto di vista, oggi racconta con forza anche la condizione dell’emarginato, quella di chi si
deve nascondere. Ecco perché in questa nostra messinscena Jennifer al suo ingresso in
casa non vestirà panni che dichiarano la sua condizione femminile ma si nasconderà in
abiti apparentemente maschili, trasformandosi solo nell’intimità casalinga, in cui è libera di
essere o di provare a essere. La trasformazione è un tema centrale della nostra
messinscena: il travestire più che il travestito, il che ci lega anche alla città ed ai mille modi
in cui essa si “copre” e “agghinda”. Jennifer si traveste, come un attore, come Napoli.
Jennifer si trasforma, come un attore, come Napoli. È fragile, come un attore, come
Napoli. Prova, come un attore, non come Napoli, che non ci prova nemmeno.
L’estetica della messinscena, sarà nel segno del Kitsch, un aspetto che Ruccello tiene ad
evidenziare fin dalle prime didascalie, che rimanda a uno stile e a un linguaggio specifici.
Per spiegarmi meglio, prendo a prestito le parole di Kundera, secondo il quale «Nel regno
del Kitsch impera la dittatura del cuore. […] Il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto
ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.» è un mondo di sentimenti,
dove vige la dittatura del cuore e, nel caso di Jennifer, la solitudine. Le restano solo gli
oggetti e le fantasie a cui aggrapparsi per non sprofondare nel vuoto, nelle mancanze,
nelle ansie, nell’angoscia. L’estetica del Kitsch è finzione, così Jennifer finge con gli altri e
con sé stessa fino alle estreme conseguenze, respinge dal proprio campo visivo ciò che è
essenzialmente inaccettabile. In tal senso è una vera attrice, perché finge talmente bene
da essere vera. Gabriele Russo
info e biglietti
gruppi di minimo 10 persone 15 euro a biglietto il trascinatore deve acquistare i biglietti per
tutti in un’unica soluzione tramite bonifico o recandosi in biglietteria il giorno prima della
replica. Per prenotare i biglietti inviare una mail
a promozioneteatrovascello@gmail.com o telefonare a 06 5881021,
Prezzi intero € 25, ridotto over 65, under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti
€15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com –
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Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Qui il link alla stagione completa https://www.teatrovascello.it/stagione-teatrale-2022-2023/
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Come raggiungerci con mezzi privati: Parcheggio per automobili lungo Via delle Mura
Gianicolensi, a circa 100 metri dal Teatro. Parcheggi a pagamento vicini al Teatro
Vascello: Via Giacinto Carini, 43, Roma; Via Maurizio Quadrio, 22, 00152 Roma, Via R.
Giovagnoli, 20,00152 Roma
Con mezzi pubblici: autobus 75 ferma davanti al teatro Vascello che si può prendere da
stazione Termini, Colosseo, Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871. Treno Metropolitano: da
Ostiense fermata Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello. Oppure fermata
della metro Cipro e Treno Metropolitano fino a Stazione Quattro Venti a due passi dal
Teatro Vascello
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