Sono trascorsi circa 3000 anni, dalla scoperta della qualità delle acque terapeutiche termali e minerali, che dalle sorgenti dell’isola Megaride, proprio al centro del Golfo di Napoli. Furono i Greci in quell’epoca remota, a denominare Campi Flegrei “Campi Ardenti” tutta l’area a Ovest del Vesuvio, allora come oggi, desta meraviglia questa commistione tra fuoco e acqua, questa natura che da una parte distrugge come i terremoti e tracimazione del magma incandescente e dall’altra vivifica e lenisce i dolori, degli uomini con le sue acque termali.
Con il termalismo, si convive da tanto tempo, acque, che curano il fegato, la rinite, la psoriasi, il termalismo ha rappresentato e rappresenta tuttora, una costante, della Scuola Medica Salernitana, dalla fonte magica di Agnano, alla fonte divina di Bagnoli e di Pozzuoli.
Il lavorio sotterraneo dell’acqua, ha fatto sgorgare in passato anche numerose sorgenti minerali , come quella ferrata di Fontanella, dell’acqua sulfurea o dell’acqua acidula (che hanno svolto sino alla fine dell’Ottocento) la funzione fondamentale di Garantire anche l’approvvigionamento idrico, della città.
I greci li chiamavano Campi Ardenti, un nome che sottolineava la grande quantità di fenomeni vulcanici di tipo diverso, che si sviluppano ancor oggi, i campi della salute, terra considerata a tutti gli effetti ancor oggi magica, “dove il bene e il male, il brutto e il bello,” convivono in un equilibrio, incredibile quando sopranaturale.
L’alea di magia, che corre dall’isolotto Megaride al centro del golfo fino a Capo Miseno, traspare chiara, dalle vicende delle colonie Greche, nell’Italia Meridionale, da quelle della Repubblica di Roma e del successivo ” Impero,” ma anche della storia, più frammentaria e incompleta dei popoli, che, migliaia di anni prima, precedettero sia i greci che i romani, nei lidi partenopei.
La bellezza prorompente forte e dolce, i fenomeni vulcanici , violenti e improvvisi portatori di morte e distruzione da sempre hanno stimolato l’immaginario e la religiosità popolare.
Quest’area, con i suoi angoli incantati è stata da sempre al centro di leggende e miti, che ha prodotto figure divine, ninfe e dei. La stessa Partenope era una ninfa.
Da un lato toglie la vita e dall’altra con le sue acque termali miracolose, offre il giusto linimento alle sofferenze degli uomini.
Furono i navigatori Calcidesi provenienti dall’isola Eueba, 2700 anni addietro i primi ad usufruirne gli stessi che fondarono a Cuma la prima colonia Greca in Italia, scoprire le qualità curative dell’acque termali di quell’area.
I Volsci e i Cimmeri, furono i primi a trasmettere le nozioni fondamentali sull’uso delle sorgenti. Strabone, descrive i Cimmeri, come un popolo di abili scavatori di Grotte, nelle quali agevolmente abitavano. Certo è, che la presenza di tante acque, dotate tra l’altro, di miracolose facoltà terapeutiche, fu la spinta decisiva, dello stanziamento e insediamento, del popolo Greco nella zona. La conferma ci viene data da Plinio il vecchio, che affermò senza mezzi termini, che le acque termali contribuirono alla fondazione di Pozzuoli, che in nessun altro luogo più che nella zona baiana ha maggiore quantità di acque minerali utili a curare le diverse malattie della pelle e del corpo. I Patrizi avevano la mania del bagno tanto, che Comodo ne faceva ampio uso, circa sette o otto balneazioni durante tutto il giorno mentre Gordiano e Galeno, ne effettuavano dai quattro ai sette. Nel periodo imperiale nell’antica Roma si contavano più di 952 terme pubbliche. Il costruttore Agrippa da solo ne aveva costruito circa 170.
Anna Sciacovelli