Si era alla fine del mese di luglio del 1945, dopo le perdite di uomini e di mezzi, per la sfibrante battaglia di Kioto, si sperava in una decisione unanime del Governo Giapponese e dell’imperatore Hirohito, nella resa incondizionata del Giappone.
Tutto questo non avvenne, il conflitto invece andava avanti senza fermarsi, il Governo giapponese, riuscì a contrastare con odio e furore, le forze alleate e a resistere sistematicamente, agli interventi delle forze degli americani e inglesi.
Le due potenze militari, decisero di fornire prova della loro forza, con un’arma terribile la bomba atomica, la prima bomba di prova, denominata “The Galget”, fu fatto esplodere il 16 luglio del 1945, nel deserto del nuovo Messico, precisamente ad Alamogordo.
Quel poco, che poteva essere dichiarato vivo nel deserto, si estinse seduta stante, l’esperimento era riuscito, in tutto il territorio non esisteva più un essere vivente. Dopo la resa della Germania nel 1943, si pensava che anche il Giappone era pronta, per dichiarare la resa incondizionata, ma l’attesa inutile e la resistenza affidata a dei volontari Kanikaze aviatori suicidi giapponesi, che si lanciavano con i propri aerei carichi di esplosivo contro le navi statunitensi. Dopo la morte del Presidente Roosvelt il 12 aprile 1945, diventa presedente Harri Truman, il quale decide in ultima analisi di usare le due bombe pronte sia su Hiroscima sia su Nagasaki,
Dopo l’esito positivo della bomba nel deserto, si decise per le due città che dovevano essere bombardate, a distanza di due giorni l’una dall’altra. La prima Hiroscima, città di grande importanza militare, nei dintorni della quale, erano presenti alcune basi militari di grande prestigio, come la quinta divisione comandata dall’astuto e tattico maresciallo Shunuk Hata, che faceva parte, del direttivo dell’intero sistema difensivo giapponese. Fu deciso di far decollare un B ventinove, per una perlustrazione, prima di sganciare la bomba ad alta quota di circa 60 Kg con U235.
Tutto si svolse com’era già deciso a tavolino. Poco prima delle ore 8, la stazione radio di Hiroscima annunciò, che quel giorno, solo tre velivoli erano presenti e transitavano nello spazio aereo ad altezza molto elevata e che non c’era nessun pericolo di bombardamento per la popolazione.
I tre velivoli erano i bombardieri americani della “Enola Gay.” Quel giorno, non ci fu il solito allarme, gli aerei dopo aver sganciato la bomba sparirono oltre l’orizzonte.
All’istante furono uccise 80.000 persone. Testimone oculare un padre gesuita Don Pedro Arrupe.
La gente sconvolta da quest’attacco a sorpresa, correva verso un riparo, inutilmente perché, fatti pochi passi cadeva già morta sul selciato, avvenne solo una vera carneficina. A quel tempo tutte le case giapponesi erano in legno, anche le industrie avevano i tetti di legno pressato, mentre i muri erano in tufo, la città potenzialmente, era un costante rischio, di un vasto e totale incendio del territorio.
La seconda città dove sganciare la seconda bomba, fu scelta Nagasaki, essendo città industriale e non ancora sottoposta a nessun bombardamento da parte di truppe americane.
A Nord della città di Nagasaki erano presenti diversi campi di prigionieri britannici, la data scelta era il 6 agosto 1945, ma il tempo nuvoloso e non propizio a una netta visione dell’intero territorio della città, la data fu rinviata e quindi si decise di rimandare il tutto al mattino del 9 agosto.
Il velivolo si alzò in volo a bordo la bomba “ Fat Man” alla volta di Kotura, poi durante il volo, si decise di bombardare Nagasaki, totale dei morti 200.000 e 60.000 colpiti da radiazioni atomiche, morti dopo anni di tremendo supplizio.
“Per non dimenticare”
Anna sciacovelli