Ieri si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Internazionale della felicità. Istituita dall’Assemblea generale dell’ONU il 28 giugno 2012, questa ricorrenza si festeggia in occasione dell’equinozio di primavera. E non a caso, in concomitanza di questa giornata, viene pubblicato, anche il World Happiness Report, giunto alla sua tredicesima edizione. Al centro dell’indagine 2025 c’è l’impatto della cura e della condivisione sulla felicità delle persone. Applicando questi temi ad una prospettiva globale quindi, la domanda sorge spontanea: “Quali sono i Paesi più felici del mondo?”
LA CLASSIFICA
Stando alla classifica, a farla da padrone sono sempre i Paesi nordici: la Finlandia sul primo posto del podio, si conferma il paese più felice del mondo per l’ottavo anno consecutivo, seguito da Danimarca e Islanda. La top ten si chiude con: Svezia, Paesi Bassi, Costa Rica, Norvegia, Israele, Lussemburgo e Messico. Male l’Italia che si piazza solo al 40esimo posto, chiude la classifica L’Afghanistan (147esimo), che si conferma il Paese meno felice del mondo.
IL REPORT
Il World Happiness Report è pubblicato dal Wellbeing Research Centre dell’Università di Oxford, in collaborazione con Gallup, il Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite e un comitato editoriale indipendente. Il Rapporto mette a confronto i dati di 140 Paesi in base alle valutazioni medie dei partecipanti. Tra i vari aspetti analizzati quest’anno c’è anche il rapporto tra la benevolenza di un popolo e le scelte politiche. “Il populismo è in gran parte dovuto all’infelicità. Ma se i populisti sono di sinistra o di destra dipende dalla fiducia. Le persone che si fidano degli altri virano a sinistra, quelli che non virano a destra”. L’analisi spiega inoltre che “l’opposto della felicità è la disperazione, che può portare alla morte per suicidio o abuso di sostanze. Fortunatamente, le morti di questo tipo stanno diminuendo nella maggior parte dei paesi, anche se non negli Stati Uniti o nella Repubblica di Corea. Le ‘morti di disperazione’ sono significativamente più basse nei paesi quando più persone riferiscono di aver donato, volontariato o aiuto agli estranei”.
Fonte Agenzia Dire