Anno Santo 1950, nelle strade di Roma una fiumana di gente si dirigeva verso la Basilica di San Pietro, per la messa del Papa Pio XII.
I viandanti, camminavano raccolti e in costante preghiera, tra le mani ondeggiava la corona del Santo Rosario, per non perdere le giuste preghiere, avevano fretta di raggiungere in tempo debito, il sagrato di San Pietro.
Nel grande piazzale si stavano allestendo gli ultimi preparativi per l’arrivo del Papa, e per l’apertura della Porta Santa.
Il folto gruppo proveniente dalla Puglia, doveva occupare posto proprio di fronte alla loggia, da dove il Santo Padre, prima di andare via benediceva tutti i presenti.
Lo svolgimento dei preparativi era quasi al termine, ancora pochi minuti e si attendeva solo l’arrivo del Papa per iniziare la Solenne lettura della bolla del Papa, la Proclamazione del Dogma e successiva funzione dell’apertura della porta per l’Anno Santo della Misericordia, del 1950.
Il nostro raccoglimento, fu interrotto dallo sfrecciare di un grosso gatto, visto poche ore prima presso il Colosseo, riconoscibile per una macchia nera sulla testa, verso una preda quasi invisibile, un piccolo topo grigio, come il selciato era appena passato tra i nostri piedi e silenziosamente, si era calato in un tombino laterale di Piazza San Pietro, tutte noi ragazze scoppiammo in un’inaspettata ed energica risata, mentre l’auto del Papa giungeva nella Piazza.
Tutti i presenti più vicini a noi, comprese le suore bisbigliarono in coro: “ Piss, Piss, silenzio è giunto il Papa.” Tutte noi ragazze facemmo una figura barbina. Ci raccogliemmo in un silenzio tombale, ma i nostri sguardi erano diretti al tombino, mentre il gatto, lemme lemme, faceva la sua passeggiata igienica.
Il suono a distesa delle campane, risvegliò la nostra attenzione mentre la nota figura del Papa Pio XII, occupava posto nella sua Rossa Poltrona, molti cardinali presenti e sacerdoti creavano zone colorate e non nell’immensa piazza. Anche, le suore delle diverse congregazioni formavano gruppi ristretti di colore, emergeva il celeste, l’azzurro, il marrone e il nero, da non dimenticare il bianco, che spiccava più degli altri colori, il tempo era ancora mite e un leggero venticello faceva sventolare tutte le bandiere esposte il piazza, anche i gonfaloni delle diverse Parrocchie facevano ombra sugli astanti. Il Santo Padre benedisse la folla e subito dopo iniziò l’atto formale dell’apertura della porta dopo i tre colpi di martello.
Nello stesso tempo, il Papa Pio XII, recitava il tradizionale discorso: “Siamo consapevoli di compiere non un atto puramente tradizionale, ma un rito simbolico di alta portata, non soltanto per i cristiani, ma per tutta l’umanità. Noi vorremmo che questo triplice colpo risuoni nel fondo delle anime di tutti quelli che hanno orecchie per intendere. Anno Santo, Anno di Dio, la cui maestà e grandezza, condanna il peccato.”Il nostro pensiero di ragazze, era rivolto al povero topo prigioniero, di quell’infernale gabbia, di quel gatto, che faceva la guardia fingendo di dormire. Presso l’alta colonna della piazza, all’improvviso il topo schizzò via come un razzo, catapultandosi verso le fontane, dove scorreva acqua fresca che rinfrescava l’aria, era riuscito a risalire dalla grata di protezione e guardandosi intorno pensò bene di ritentare la corsa, il gatto finse di non vederlo e lo lasciò agire a suo piacimento. Si era quasi alla fine della funzione, quando il topo di colpo riprese la sua corsa, senza una precisa direzione. Zigzagava tra i piedi delle persone, che iniziarono a rompere, le fila e a spostarsi senza una precisa regola.
Poi una voce stridente gridò: “ Qui c’è un topo”, un movimento unico della folla, che si spinse verso le colonne d’uscita, la folla rattenuta dalle transenne iniziò a superarle con veloci salti, bambini che strillavano e donne che svenivano vuoi per il caldo che per l’emozione o la paura. Il gatto, prese la rincorsa e si gettò sul topo afferrandolo per la coda e strattonandolo ben bene, per un attimo lo depositò a terra, poi in un baleno lo ingoiò.
Anna Sciacovelli