Il caldo spingeva i genitori, di portare i bimbi al mare, nei dintorni della città di Bari, vi erano molte spiagge libere ma senza servizi, quindi si preferivano gli stabilimenti balneari, dove all’interno assicuravano ricettività e accurati servizi, come bagni, docce e tutto quello, che il posto offriva senza limitazione per nessuno.
Gli ombrelloni aperti, offrivano un ottimo riparo, sia alle donne sia ai bambini molto piccoli, sistemati nelle carrozzine o passeggini.
Alcuni Lidi, erano pianeggianti, una striscia di sabbia pianificata a livello di terra, a contatto diretto con il mare, spiaggia sabbiosa attrezzata con sdraie e ombrelloni, in altri lidi invece, erano vere e proprie baracche, con una breve scalinata, che superava il dislivello della strada, collegata a una lunga e solida passerella, che percorreva in lungo e in largo l’intero complesso.
Una piccola rotonda, con molte sedie a sdraio, era un vero salotto all’aperto, dove le donne preferivano fermarsi o sostare a chiacchierare, oppure era il ritrovo delle donne con bambini piccoli che dovevano allattare.
Di solito, il mattino era dedicato alle cure dei bambini, si preferiva riservare il pomeriggio alle chiacchiere, quando i piccoli dormivano al fresco delle cabine, per le chiacchiere logiche o illogiche, delle donne, che dovevano badare e mediare l’andamento della piccola ciurma, composta in special modo, di bimbi litigiosi e cocciuti.
Ai piccoli, sino a sette anni, era vietato salire o scendere le scalette, che portavano al mare da soli, quindi dovevano obbligatoriamente essere accompagnati da un adulto.
Le baracche, erano destinate a chi pagava, mentre la spiaggia libera, era frequentata da giovani ragazzi, che la invadevano, da anni, ed era occupata da ombrelloni, installati in modo abusivo sino a settembre inoltrato, i rifiuti di tutto quello che si mangiava in spiaggia, per mesi erano sotterrati sotto la sabbia mentre il carnaio si materializzava accalcandosi per una postazione migliore.
Si giocava a palla prigioniera senza tener conto dei bagnanti che stavano sdraiati a prendere il sole e che dopo un anno di lavoro, anelavano il sospirato riposo tra le braccia di Morfeo un diritto sacrosanto per tutti.
Vero, che la spiaggia, era un diritto di tutti e per tutti, ma vero anche, che tutti anelavano a una buona postazione per assaporare un briciolo di pace e un limitato spazio per una sedia a sdraio, per prendere il sole senza essere invasi da pallonate continue, e docce di sabbia provenienti da asciugamani, che venivano sbattuti al vento, la sabbia sottile, riusciva a penetrare tra i capelli appena lavati e asciugati degli astanti.
E che dire della sabbia sottile, che penetrava negli occhi, facendoli arrossire e non dando la possibilità di volgere uno sguardo agli altri.
Il problema più grande e più indicibile, si presentava la domenica, quando anche gli uomini si riversavano sulle spiagge per un posto al sole o accompagnavano i propri figli per una giornata di riposo fuori porta, la frenesia del bagno diventava un caos collettivo tale, da mettere ansia e timore, a chi con l’acqua, non aveva molta dimestichezza.
Anna Sciacovelli